Le donne più esposte degli uomini al rischio di declino cognitivo fare i controlli a partire da 50 anni

Uno studio italiano ha evidenziato come le donne, nell’arco della loro esistenza, siano esposte a un rischio Alzheimer quasi doppio rispetto agli uomini. «Questo dato, che in parte viene spiegato dalla maggiore longevità delle donne, è anche da attribuire a fattori genetici e a un più basso grado di scolarizzazione- spiega Vincenzo Di Lazzaro, Professore Ordinario e Direttore della Neurologia del Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma che aggiunge – Le donne si trovano non solo ad affrontare la malattia di Alzheimer da pazienti, ma per via del ruolo che da sempre rivestono nella società, sono anche direttamente coinvolte nella gestione e nell’assistenza dei familiari affetti da questa forma di deterioramento cognitivo. È stato infatti rilevato che circa il 60-70% dei pazienti affetti da demenza viene assistito da soggetti di sesso femminile (il cosiddetto caregiver), che affronta con il paziente il difficile percorso della malattia, con tutte le problematiche individuali e sociali che ne derivano». La menopausa pur rappresentando una tappa biologica naturale per ogni donna, comporta fra le altre problematiche, anche un certo rallentamento delle normali funzioni cerebrali. Il funzionamento del cervello, infatti, è controllato anche dagli ormoni sessuali: nell’ippocampo, la regione del cervello legata al ricordo e all’immagazzinamento dei dati, sono presenti numerosi recettori per gli estrogeni e il progesterone e dunque al forte cambiamento dell’assetto ormonale insito nella menopausa, corrisponde un’importante variazione nella funzionalità cerebrale. Dopo i 50 anni, secondo i dati disponibili, quasi a due donne su tre, capita, con sempre maggiore frequenza, di non trovare il termine appropriato all’interno di un discorso, di dimenticare, mentre ci si districa fra mille faccende, il perché si è entrate in una stanza piuttosto che in un’altra. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Ministero della Salute raccomandano di fare controlli dello stato cognitivo dopo i 50 anni, per individuare al più presto i soggetti a rischio e intervenire.



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