I neurologi raccomandano la prevenzione per proteggerci dall’Alzheimer

Roma, ottobre 2019 – Le attuali terapie per la cura dell’Alzheimer possono solo in parte mitigare i sintomi, ma non hanno alcun impatto sulla cura e sulla progressiva evoluzione della demenza. Lo afferma la SIN, Società Italiana di Neurologia, spiegando che la speranza di curare e contrastare la malattia è legata alla prevenzione, sia sulle persone sane dopo i 50 anni, sia nei soggetti a rischio che presentano i primi segni di lievi deficit cognitivi, soprattutto di memoria, con l’obiettivo di capire se tale condizione è destinata a evolversi verso una demenza e se è possibile attuare strategie preventive per ritardare l’esordio della malattia e rallentarne il decorso.
Oggi – prosegue la raccomandazione dei neurologi – l’unico vero strumento per contrastare la malattia di Alzheimer rimane la prevenzione, prima di tutto attraverso la riduzione dei fattori di rischio per le patologie vascolari quali ipertensione, diabete, obesità, fumo, scarsa attività fisica che si è visto contribuiscono anche ad aumentare le possibilità di sviluppare la malattia di Alzheimer. Come agire? Attraverso uno stile di vita sano che contempli regolare attività fisica e un’alimentazione ricca di sostanze antiossidanti come la dieta mediterranea.

Dati recenti indicano una tendenza alla riduzione dell’incidenza della malattia nei paesi industrializzati, proprio per il maggiore controllo dei fattori di rischio vascolare.

Inoltre anche le attività sociali e cognitive possono aiutare a ridurre e ritardare la patologia, perché stimolano il cervello e favoriscono la continua creazione di nuove connessioni cerebrali in grado di contrastare gli effetti del danno di alcuni circuiti cerebrali. Per questo è consigliato l’impegno in attività stimolanti per la mente, come imparare nuove lingue, a suonare uno strumento musicale, essere impegnati in un lavoro o in passatempo stimolante. Queste attività sono una possibile strategia per ritardare la comparsa di demenza in soggetti con iniziale declino cognitivo.

La stimolazione cognitiva, senza farmaci e senza apparecchiature, ha già dato risultati positivi nell’80% dei pazienti con Alzheimer lieve trattati nella sperimentazione Train the Brain realizzata dal Prof. Lamberto Maffei presso il CNR di Pisa.
Il cervello è un organo come tutti gli altri, con il tempo invecchia e con lo stress e comportamenti sbagliati (fumo, alcool, sedentarietà, ecc…) può perdere di vivacità. Per mantenere attive le capacità mentali si deve fare esercizio, allenare la mente, proprio come si fa andando in palestra a fare ginnastica. In palestra i nostri muscoli non tornano quelli dei diciotto anni ma restano più tonici, più funzionali e si allontana il rischio di ammalarsi, la stessa cosa vale per il cervello.

La stimolazione cognitiva viene applicata dalla Fondazione IGEA Onlus per prevenire l’invecchiamento del cervello e rallentare i sintomi delle patologie come le Demenze e l’Alzheimer.